PARTE TECNICA 

 

terza pagina
 

 

  

c h i a r i f i c a z i o n e     d e l     m o s t o

In questa fase di lavorazione prefermentativa il mosto viene chiarificato per diminuire la torbidità e la viscosità da pectine e sostanze azotate. La drastica riduzione di queste ultime è importante per il controllo dello sviluppo dei lieviti fermentanti e per ottenere una fermentazione lenta con produzione di un bouquet più completo ed armonioso. Il basso tenore di azoto migliora anche la stabilità del prodotto durante la conservazione abbassando il rischio di incorrere in una disacidificazione malolattica.

Esistono vari metodi di chiarificazione:

                                                                      - mediante formazione di pectato di calcio

                                                                      - per depectinizzazione e collaggio con gelatina

                                                                      - flottazione

                                                                      - ultrafiltrazione

 

La defecazione mediante formazione di pectato di calcio è un processo naturale basato sulla defecazione statica del mosto e viene eseguita da molte aziende francesi per ottenere un sidro di qualità superiore attraverso il blocco naturale della fermentazione. Il processo consiste nella  deesterificazione e idrolisi delle pectine da parte degli enzimi pectolitici presenti naturalmente nel succo con formazione di catene di acido pectinico che viene insubilizzato a sale. In questa salificazione il calcio forma il pectinato di calcio che gelifica e floccula in superficie due o cinque giorni più tardi. La sua azione è comparabile a quella di un filtro che, salendo, trascina con sé molte particelle sospese formando una crosta compatta e sottile di colore bruno chiamata cappello o " chapeau brun" sulla superficie. Il mosto risulta a questo punto limpido e travasabile. Il coagulo galleggia grazie alla formazione di anidride carbonica durante la fase fermentativa e trattiene non solo le particelle in sospensione ma anche parte di microrganismi e delle sostanze azotate allungando il periodo di fermentazione. Il sidro derivato sarà più aromatico, stabile e con un valore di zuccheri riducenti medio . Grazie all'impiego dell'enzima pectolitico pectinmetilesterasi e al cloruro di calcio la chiarificazione può essere pilotata con precisione, cosa che in natura è impossibile. Il tempo necessario alla gelificazione è inversamente proporzionale alla quantità di pectinmetilesterasi e di cloruro di calcio aggiunte ma il ritiro in superficie del gel richiede il medesimo tempo. La temperatura ottimale per questa operazione è di 11°C.(4,5)

 

Composto

Diminuzione percentuale nel mosto

pectine

85 - 95 %

sostanze azotate

57 %

popolazione microbica

50 - 90 %

 

I lieviti apiculati, in special modo Kloeckera apiculata, ha uno sviluppo più tardivo nel mosto trattato mentre i lieviti ossidativi Candida pulckerrima e i lieviti ellittici Saccharomyces spp. sono molto più abbondanti che nel mosto non trattato. Questo rapporto nell'evoluzione della microflora spiega lo sviluppo dell'aroma particolare ed organoletticamente superiore dei mosti defecati.(4) I sidri prodotti con questa tecnica sono particolarmente richiesti e rinomati pur presentando dei costi d'acquisto superiori. Il problemi principali di questo tipo di chiarificazione sono: l'ingombro dei recipienti, i lunghi tempi di stazionamento e l'impossibilità di prevedere la densità del sidro a fine fermentazione.(5) La depectinizzazione ed il collaggio sono le chiarificazioni più comuni industrialmente e consistono nella iniziale idrolisi delle pectine con pectinmetilesterasi purificato seguita dal collaggio con 5-20 g/hl di gelatina o albumina di sangue. La gelatina, avendo carica positiva, si lega con tannini, polifenoli e solidi sospesi di carica negativa facendoli precipitare. Si termina con una filtrazione a farina fossile che risulta tanto facile quanto più è riuscita la chiarificazione. Questa deve essere necessariamente completata prima della fermentazione quindi l'uso anticipato di betonite o gel di silice è inutile.

La flottazione è l'unica chiarificazione che può essere attuata in continuo. Sfrutta diversa densità delle particelle liquide e solide da separare ma, mentre nella sedimentazione queste ultime hanno densità superiore in questo caso presentano peso specifico inferiore a quello del liquido in cui sono disperse. Per cui insufflando del gas inerte nella sospensione, il solido risale verso l'alto. La fase principale del processo è rappresentata dal passaggio nella "cellula di flottazione" dove sono iniettati simultaneamente succo limpido pressurizzato con azoto a 4-5 atm. e il succo torbido contenente floculi precedenti dovuti all'azione delle pectinesterasi. Questi si desaturano e le microbolle di gas aderiscono alla superficie dei floculi idrofobici formando degli aggregati solido-gas che risalgono sotto forma di fecce evacuate in continuo. Anche il succo limpido viene recuperato continuamente. Esistono apparecchi costruiti per questa operazione da alcuni ricercatori canadesi e vengono commercializzati col termine "Clarifruit". Presentano la caratteristica di avere una portata d'immissione di 100 hl/ora. Il succo deve effettuare cinque passaggi attraverso la cellula prima di uscire dal sistema. La resa in succo limpido è particolarmente alta (92%) mentre le fecce (8%) sono convogliate a un filtro rotativo sotto vuoto che recupera altro succo per una resa totale elevatissima (98%). Il sistema " Juclas" (juice clarification system), inventato da un ricercatore trentino, è più semplice ed efficace rispetto al Clarifruit ed è in grado di trattare 60 hl/ora di mosto torbido che non subisce ricircolo essendo pressurizzato direttamente all'entrata. L'abbattimento dei solidi sospesi è del 90% che rappresenta un risultato molto migliore di quelli ottentbili con gli altri metodi. La flottazione Juclas, utilizzando un gas ossidante (aria) come agente flottante, stabilizza i polifenoli nelle frazioni tanniche e catetiche le quali polimerizzano e si separano lungo le altre fasi di lavorazione. In questo procedimento il quantitativo ottimale di chiarificante è rappresentato da 9 g/hl di gelatina, 45 g/hl di gel di silice, 20 g/hl di bentonite. La depectinizzazione del succo avviene prima della flottazione aggiungendovi 4 g/hl di enzima e lasciandolo agire per 90 secondi a temperatura ambiente. Il vantaggio principale della flottazione è l'assenza dell'uso di sostanze nocive.

L'ultrafiltrazione è sconsigliata a causa dell'attività polifenolossidasica provocata dal trattamento forzato a caldo. Il succo con questo procedimento tende ad imbrunirsi eccessivamente e ad essere difficilmente chiarificabile. Fu usata fino a poco tempo fa per concentrare i mosti destinati al taglio. 

 

Sistema Clarifruit®

 

 

 

                               1) Succo ed enzimi              5) Pressurizzazione                   9) Cellula di flottazione

                               2) Bentonite                        6) Pressurizzatore di azoto       10) Succo chiarificato

                               3) Gelatina                          7) Gorgogliatore                      11) Scarico feccie

                               4) Floculatore                      8) Valvola con galleggiante

 

 

Sistema Juclas®

 

                               1) Mosto grezzo e coadiuvanti        4) Mosto con gas disciolto        7) Mosto chiarificato

                               2) Aria o azoto                              5) Flottatore continuo

                               3) Dissolutore di gas                      6) Feccie di flottazione

 

 

a l t r i   t r a t t a m e n t i   p r e f e r m e n t a t i v i

Generalmente prima della fermentazione si addiziona al mosto 50 mg/l di anidride solforosa per inibire gli enzimi ossidativi e per operare una selezione sui microrganismi fermentativi. Il mosto può essere arricchito con 30 g/l di concentrato a 70°Brix per standardizzare l'alcool potenziale a 5,8-6 % oppure può essere tagliato alla fine della fermentazione per aumentare la percentuale di zuccheri. Si può aggiungere anche dei sali di ammonio per favorire lo sviluppo dei lieviti. Questa è una pratica usuale in Gran Bretagna e in Germania al fine di far concludere velocemente la fermentazione limitando i rischi dell'insorgenza di malattie microbiche causate soprattutto dallo Zymomonas anaerobia. In Germania l'aggiunta di fosfato d'ammonio massima è di 40 g/hl per legge. Uno studio condotto a Waadenswil in Svizzera ha sottolineato la preferenza del consumatore verso il sidro blando e armonioso che viene prodotto dalla chiarificazione e pastorizzazione del succo seguita da una fermentazione con lieviti selezionati.(4)

 

f e r m e n t a z i o n e

La fermentazione del sidro differisce sostanzialmente da quella delle altre bevande fermentate. In genere è più lenta e dura da uno a tre mesi poiché viene condotta a temperature basse di 8-14°C.(10) Con questo procedimento si ha una forte diminuzione della perdita di aromi operata dall'anidride carbonica. Inoltre la fermentazione è parziale anche nel caso dei sidri "brut" o secchi perché rimane sempre una certa quantità di zuccheri residui nel prodotto finito; il tenore alcolico reale mediamente è del 5%. L'azoto, presente in quantità di 40-300 mg/l, gioca un fattore importante nella fermentazione in quanto ne è copartecipe della lentezza e dell'eventuale blocco. Per ottenere questi risultati è consigliabile ridurre le concimazioni azotate nei meleti da sidro, cogliere i frutti a maturazione ottimale e chiarificare il mosto perfettamente. La microflora responsabile della fermentazione è molto numerosa, complessa e spontanea in cui domina il Saccharomyces cerevisiae var. uvarum ma ci sono anche altre specie di lieviti importanti per lo sviluppo dell'aroma: Candida spp., Debaromyces hansenii, Hanseniospora valbyensis, Issatchenkia orientalis (Candida krusei), Metschinikowia pulcherrima, Pichia fermentans, Pichia membranaefaciens, Pichia spp., Saccharomyces cerevisiae, Saccharomyces klugueri, Torulospora delbruckii, Williopsis saturnus, Yarrowia lipolytica, ecc. La lista è incompleta ma vi sono altre specie molto importanti come il Zigosaccharomyces rouxii e il Brettanomyces clousenii. I lieviti non trasformano solo il glucosio in etanolo e anidride carbonica ma producono una cospicua serie di prodotti chimici che entrano a far parte della composizione del sidro quali acidi, aldeidi, chetoni, esteri, lattoni, ecc...(4) Durante la fermentazione i lieviti possono produrre acidi non volatili come succinico, malico, citrico, alfa-chetoglutarchico e lattico. Le quantità di questi composti sono influenzate dalle condizioni di fermentazione, dal pH, dalla specie dei lieviti, e dalla quantità di azoto a loro disposizione. Dal Saccharomyces fragilis è stato isolato un'enzima comune a tutti gli altri lieviti del gruppo che ha la capacità di idrolizzare l'acido pectico. Alcuni lieviti hanno la possibilità di produrre sostanze indesiderate in quantità notevoli come l'idrogeno solforato.

 

La fermentazione si può dividere in tre punti fondamentali:

                               - prefermentazione, dove la microflora fermentante è molto varia e complessa ma di numero limitato;

                               - fermentazione propria, dove c'è l'azione quasi esclusiva del Saccharomyces cerevisiae var. uvarum;

                               - postfermentazione o maturazione, dove compaiono nuove specie secondarie di lieviti.

 

Questa sequenza nell'attività dei lieviti sembra essere essenziale per lo sviluppo dei composti con caratteristiche organolettiche. Studi sul tipo di consumo hanno dimostrato che la fermentazione pilotata con il ceppo puro Saccharomyces cerevisiae var. uvarum, dopo la preventiva eliminazione della microflora naturale, ha dato prodotti dal gusto vinoso poco adatti alle abitudini del tradizionale consumatore di sidro. Tuttavia ci sono aziende che effettuano questo tipo di procedimento; è il caso dell'Inghilterra dove si usa lautamente i concentrati sterili. Anche in Germania l'aggiunta di lieviti selezionati è frequente mentre in Spagna ed in Francia la fermentazione spontanea è la tecnica principale. La velocità di questo processo può essere influenzata dai diversi ceppi di Saccharomyces cerevisiae durante il processo fermentativo e dall'intervento dei batteri lattici, favoriti dalla temperatura vicina ai 15°C e dal pH maggiore di 3, che trasformano gli zuccheri in acido D e L -lattico, mentre alla fine della fermentazione possono provocare una disacidificazione biologica dove l'acido malico è trasformato in acido L-lattico e anidride carbonica. Questa trasformazione viene chiamata degradazione malolattica. Dopo il primo tipo di intervento batterico il pH sale di 0.1 - 0.2 causando una variazione delle qualità organolettiche del prodotto. Allo stesso tempo il prodotto viene esposto all'attacco di altre degradazioni batteriche.

A differenza del vino il sidro acquista dalla fermentazione malolattica un sapore più acido. Ciò è dovuto all'aumento dell'acidità volatile causata dall'attività dei batteri eterofermentanti e dalla mancanza di zuccheri che attenuano la percezione dell'acido. Il vino ha un tasso di conversione malolattica molto basso, mentre nel sidro questo valore è molto alto e supera gli 0.8. L'acido acetico, che nel primo caso raggiunge al massimo 0.5 g/l, nel secondo caso raggiunge 1.3 g/l.(4) La feccia di fermentazione  e lo stato sanitario dei frutti utilizzati influiscono sulla celerità di questo  processo che può demolire l'acido malico dal 3 al 45 %. La disacidificazione è dovuta anche alla trasformazione dell'acido malico in acido bicarbossilico.(7) Per prevenire la malolattica si usano 150 ppm di anidride solforosa, mentre 100 ppm la prevengono inizialmente ma il rischio persiste durante stoccaggio. Il pH basso la inibisce e così pure una percentuale alta di alcol: a pH 3.2 e 9.4 % di alcool con temperature superiori ai 10°C la fermentazione malolattica termina in 63 giorni mentre ne richiede solo 13 con una percentuale etilica superiore al 3 %.(4) Nelle sidrerie normanne la fermentazione si svolge all'aria aperta in grandi tini da 400 - 750 hl o addirittura 2000 hl e viene bloccata sottoponendo il sidro a una serie di centrifugazioni, filtraggi e trattamenti a freddo. Il valore della densità alla quale vengono effettuati i trattamenti è di 1.040 per i sidri dolci con 50 g/l di zuccheri e di 1.020 per i secchi. L'immagazinamento avviene in fusti sterilizzati oppure, per le industrie dotate di capienti celle frigorifere, nelle vasche refrigerate.(5)

 

 

trattamenti    d i     c o n s e r v a z i o n e     e     confezionamento

Il sidro è un substrato estremamente favorevole allo sviluppo dei lieviti grazie alla sua composizione e alla limitata acidità (pH 3.2 - 4.4). Tutti i trattamenti rivolti prima al mostro e poi al sidro hanno l'effetto di sbilanciare la microflora a vantaggio di alcune specie di batteri che causano, tra l'altro, la fermentazione  malolattica. Se questa trasformazione dell'acido malico sia favorevole o meno alle qualità organolettiche del sidro è una questione aperta, certo è che è negativa per la successiva stabilità. Una tipica malattia post-malolattica è il "cider sickness" o "framboisé" che induce i sidrificatori inglesi a far concludere velocemente la fermentazione con il consumo totale degli zuccheri riduttori.(10) E' causata dal batterio Zymomonas anaerobia che, pur resistendo all'anidride solforosa non tollera un pH inferiore a 3.7. Il consumatore esige un sidro il più naturale possibile e non pastorizzato; con questo tipo di prodotto il problema di post-confezionamento più importante è la malolattica all'interno del contenitore. Questa, pur non creando alterazioni fisiche visibili della bevanda ne altera il rapporto zuccheri/acidi; inoltre i batteri lattici eterofermentanti metabolizzano sensibili quantità di acido acetico. Il sidro destinato ad essere commercializzato torbido viene tagliato per raggiungere la giusta densità e subisce una semplice centrifugazione; una lieve aggiunta di anidride solforosa viene occasionalmente effettuata come antiossidante e anti batterico. Per la pastorizzazione si utilizzano i tunnel pastorizzatori ma è un trattamento raro data la spiccata termolabilità dei componenti. Per ottenere un prodotto limpido e cristallino, il sidro viene sottoposto a finissaggio con chiarificazione per mezzo di gelatina e albumina di sangue seguita dalla naturale decantazione statica. Dopo l'eliminazione delle feccie da colatura per mezzo della centrifugazione, il sidro viene filtrato con farina fossile di diatomee e può essere coretto nel contenuto di anidride carbonica con dosi di 3 - 5 g/l di questo gas.(4) Successivamente si passa all'imbottigliamento e al confezionamento del sidro. In questa fase è importante mantenere una situazione di asetticità ed anaerobiosi usando materiali sterili e macchinari che lavorino sotto gas inerte. Per i sidri di una certa qualità si usa l'imbottigliamento sterile a freddo e l'imbottigliamento a bassa ossidazione simile a quello enologico.(7)

 

schema d'imbottigliamento

               

                                                  1) Risciacquo delle bottiglie nuove con acqua sterile

                                                  2) Deareazione e riempimento delle bottiglie con gas inerte

                                                  3) Riempimento delle bottiglie con sidro

                                                  4) Tappatura con sughero

 

Nell'imbottigliamento sterile a freddo il sidro viene filtrato con cartoni asettici aventi maglie molto strette (filtrazione sterilizzante). Nel contempo le bottiglie vengono pretrattate con una soluzione nebulizzata di anidride solforosa al 2 % sia internamente che esternamente appena prima di essere riempite. E' consigliabile fare il trattamento della bottiglia anche se è stata acquistata con garanzia di sterilità. Lo spruzzo con anidride solforosa, che causa l'uscita dell'aria, viene rimpiazzato con un'insufflazione di vapore o aria sterili al fine di non arricchire ulteriormente il sidro del composto antisettico. Segue una filtrazione sterilizzante e l'imbottigliamento.

 

Recentemente si usano due tipi di imbottigliamento sterile:

 

1) lavaggio con soluzione di anidride solforosa, pre-evaquazione dell'aria, compensazione con azoto (gas inerte), soffio di azotodopo l'imbottigliamento.

2) lavaggio di 15-20 secondi con soluzione di 1 g/l di anidride solforosa, evacuazione dell'umidità con aria sterilizzata, fiammata sulla bocca della bottiglia.

 

Quando non si voglia impoverire il sidro di anidride carbonica, questo gas inerte viene introdotto con l'azoto nella proporzione del 20-80 %. Per i sidri di pregio modesto si usano i contenitori tipo tetra pack: prima del confezionamento il prodotto viene sottoposto ad un blancking e spesso il tetra pack contenente il sidro viene nuovamente pastorizzato.(7)

   

a s p e t t i     l e g i s l a t i v i

La legislazione più recente in materia di bevande alcoliche si rifà all'art.23 del D.L. n°331 30/08/1993 che non inquadra con precisione il nostro prodotto. Il sidro rientra comunque tra le bevande fermentate tranquille con titolo alcolometrico reale compreso fra 1.2 e 10 %. L' UTIF è in attesa di regolamenti attuativi del decreto sopraccitato che riconoscano definitivamente il prodotto. Neppure il MAF ha ancora proposto il tipo di registro obbligatorio per i produttori di sidro.(6)

   

c l a s s i f i c a z i o n e

La diversità di origini e i condizionamenti fanno del sidro un prodotto assai poco standardizzato che si trova sul mercato in forme diverse. Per i prodotti destinati alla commercializzazione non locale e alla grande rete di distribuzione è d'obbligo che vi sia l'assenza assoluta di cellule microbiche; per questo motivo alcune industrie adottano la filtrazione su membrana. Per legge in Francia li sidro deve avere un tenore alcolico superiore al 5 % viene proposto più o meno acido, dolce, alcolico e limpido secondo la zona d'origine, i gusti del consumatore e il livello tecnologico della sidreria.

Esiste una certa standardizzazione in Francia:                                                                        

1)     Sidro dolce (cidre doux): deve

presentare per legge un titolo

                                                                                   alcolico reale inferiore al 3 % con                                                

                                                                                   minimo 50 g/l di zuccheri residui.

                      a) Sidro da tavola (cidre du table):          E' obbligatoriamente pastorizzato 

                           bottiglia ordinaria, alcol 5-5.2 %          e limpido.     

                                   

  Sidro :                                                                       2) Sidro semi secco (cidre brut,

 (cidre)                                                                         cidre demi-sec): contiene 20-30

                                                                                    g/l di zuccheri residui

                                                                                    E' pastorizzato e limpido.

                      b) Sidro pregiato (cidre bouché):          

                          bottiglia champenois, alcol 5.6-6 %.      3) Sidro secco (cidre sec): totale

                                                                                    zuccheri residui < 10 g/l. E'

                                                                                    centrifugato e non  pastorizzato.(5)

                                                                

                

Anche in Inghilterra c'è una classificazione:

 

                          1) Sidro torbido tranquillo (still cider, hazy cider): a fermentazione naturale, commerciato dalle grandi

                              aziende agricole.

 

                          2) Sidro gassato naturalmente (naturally conditioned cider): viene                                                     

                              dolcificato prima della fermentazione che gli conferirà la giusta

                              quantità di anidride carbonica in bottiglia.

 

 Sidro   :             3) Sidro carbonicato artificialmente (artificially conditioned cider): viene    

(cider)                    sterilizzato con filtrazione sterilizzante o flash-pastorizzazione sotto          

                              pressione a 82°C per 15 secondi e confezionato con imbottigliatrice a

                              contropressione. Si aggiunge dell'anidride solforosa prima 

                              dell'imbottigliamento per controllare le infezioni derivanti dalle bottiglie

                              o dalle macchine imbottigliatrici.

                         

                          4) Scrumpy: sidro fresco aromatizzato con miele, si consuma entro tre   

                              mesi dalla raccolta.(4)

 

 

La classificazione statunitense è simile a quella inglese ma con le seguenti aggiunzioni:

 

                          5) Sidro forte (hard cider): può contenere più dell'8 % di alcol e può

                              essere sidrificato con i metodi Champenois e Charmat.                  

 

 Sidro :               6) Sidro dolce (sweet cider): prodotto dalle aziende agricole con i frutti

(cider)                    scartati dalla vendita, è commercializzato sia dalla stessa azienda che

                              dai negozi.

                           

                          7) Succo di consumo (canned apple juice): prodotto con le mele da tavola eccedenti sul mercato o presentanti

difetti fisici. E' dolce e poco alcolico. 

 

La Bulmer's, una delle tre grandi industrie che controllano buona parte del mercato inglese quattro tipi di sidro:

 

                                                              - "Still dry":        non carbonicato e secco;

                                                              - "Still sweet":    non carbonicato e dolcificato;

                                                              - "Sweet cider": carbonicato e dolcificato;

                                                              - "Dry cider":     carbonicato e secco.(4)   

 

In Germania ed in Inghilterra si usano di preferenza le confezioni tipo tetra pack o le "pressure barrels" dall'aspetto di piccole botticelle della capienza di 11-23 litri con chiusura a vite e dotate di spina per spillare il liquido dal basso che le rende molto apprezzate per l'uso domestico.(5)

                                                                                                                        Eros Cisilino, (diritti d’autore riservati, 1994. e-mail me: eroxxx@tin.it)

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