t e c n o l o g i e d i p r o d u z i o n e d e l S i d r o
Le
tecniche di
produzione del sidro variano in base al sistema di lavorazione: tradizionale o artigianale e
industriale. A queste due metodologie si
aggiungono i diversi modi di sidrificare legati
alle tradizioni locali e alle richieste del consumatore. A dispetto dell'eterogenicità
qualitativa della materia prima influenzata dai
fattori pedoclimatici e colturali, il produttore indirizza i suoi sforzi per ottenere un
prodotto il più standardizzato e stabile possibile.
c
o m p o s i z i o n e d e l m o s t o
E' influenzato dalle variabili climatiche annuali e dal grado di maturità dei
frutti alla pressatura.
Componenti |
Frutti in fase di accumulo |
Frutti maturi |
Zuccheri
totali g/l Zuccheri
riducenti g/l Saccarosio
g/l Residuo
solido g/l Amido
g/l Acido
malico g/l |
40 23 5 136 40 16 |
120 58 57 160 2 2 |
Durante l'immagazzinamento, in cui la maturazione prosegue, si ha l'idrolisi della
cellulosa e dell'amido, la formazione di pectine solubili e l'inversione del saccarosio. Nella
mela matura il rapporto tra il fruttosio ed il glucosio è di 2:1 o 3:1.
c a r a t t e r i s t i c h e d e l s u c c o
Acqua: 94.9 - 98 %
Densità: 1.045 - 1.061
Solidi solubili:
< 150 g/l(80 % zuccheri + 20 % acidi organici, sostanze azotate, aromi, vitamine,
sali)
Zuccheri: fruttosio 60 g/l, glucosio 15-20 g/l, saccarosio 25-35 g/l (subisce l'inversione a causa
dell'ambiente acido alla spremitura), D-xilosio 0.5 g/l, tracce di galattosio
Acidi organici:
acido malico 1-13.6 g/l, acido chimico 0.4-4.6 g/l, acido ascorbico 23-36 g/l, acido
citrico 0-
0.2 g/l, tracce di: acido citramalico, acido lattico, acido succinico, acido shichimico,
acido
galatturonico, acido clorogenico e acido caffeico
pH:
3.2 -
4.4
Composti
azotati:
azoto totale 44-330 mg/l; è rappresentato dalle proteine (che si deenaturano
all'estrazione del
succo combinandosi con i tannini), dagli aminoacidi (che svolgono un ruolo importante
nello
sviluppo dei lieviti e dei batteri), dalle pirimidine e dai nitrati. Gli aminoacidi principali sono:
l'asparagina, l'acido aspatico e l'acido glutammico
Tannini o polifenoli: 0.8-5.4 g/l. Sono associati all'astringenza che provocano combinandosi con la
ptialina (proteina ad azione enzimatica amilolitica
presente nella saliva). In realtà
solo il gruppo delle procianidrine si combina causa questo fenomeno. La parte
polifenolica del mosto di mele è costituita da acidi fenolici, eteri dell'acido
chinico
(acido clorogenico), catechine, floretine, procianidrine condensate
Componenti aromatici:
sono numerosi, alcoli ed esteri estremamente volatili e a basse concentrazioni
Vitamine del gruppo B:
biotina 2.5 microg/l, acido pantotenico 500 microg/l, riboflavina 50-500 microg/l,
tiamina
200-600 microg/l. Sono tutte importanti per la crescita dei lieviti e batteri
Sali minerali:
calcio 100-190 mg/l, magnesio 60 mg/l, fosforo 35-260 mg/l, potassio 440-1630 mg/l
(4)
Pectine:
polimeri dell'acido galatturonico parzialmente esterificati da alcol metilico e
salificati da
calcio e magnesio. Sono i composti che uniscono le pareti delle cellule del frutto e passano
nel succo durante la fase di estrazione. Provocano intorbidamenti in quanto sono dei colloidi
protettori e vengono defecate sotto forma di pectati (pectato di calcio)
m i c r o r g a n i s m i : l i e v i t i e b a t t e r i
Sulla
superficie del frutto maturo sono presenti i lieviti compresi nei generi: Aureobasidium, Torulopsis, Hansenula, Pichia, Candida, Rhodotorula, Debarimyces,
Kloekera, Saccharomycodes. Specie del genere Saccharomyces si trovano raramente ad eccezione dei frutti mummificati. I lieviti più
importanti per la produzione del sidro sono quelli del genere Saccharomyces
e i debolmente fermentativi Kloekera
apiculata. Quest'ultimo si sviluppa
velocemente favorito da condizioni aerobiche dando composti indesiderati ma viene inibito
dall'azione dell'anidride solforosa e dell'alcol etilico oltre una concentrazione di 2-5 %.
Quando i frutti vengono macinati e pressati il succo acquista una microflora addizionale la
cui complessità varia con il grado di pulizia delle attrezzature e dei locali. E' stato
osservato che nelle aziende sidricole con elevato grado d'igene la componente microrganica
del succo comprende tutti i generi indicati ad eccezione del Saccharomyces.
Questo fatto è indicativo della loro collocazione negli impianti, infatti i saccaromiceti si
sviluppano nelle ore successive alla pressatura.(4) A
questo genere appartengono varie specie di lieviti che agiscono sinergicamente: il più
specifico ed il più comune nel sidro è il Saccharomyces cerevisiae var. uvarum
in associazione con il Saccharomyces florentinus
e il Saccharomyces cerevisiae var. apiculatus.(5)
I
batteri sono necessariamente acido tolleranti e alcol tolleranti,
ciò li limita a pochi generi: Acetobacter,
Gluconobacter, Lactobacillus, Leuconostoc, Pediococcus, Zimomonas, che sono in grado
di svilupparsi a valori di pH inferiori a 4. La presenza di questi batteri sui frutti pendenti
è molto rara o nulla (0-100 cell/g), elevata è invece quella dei batteri acido inibiti
(100'000-500'000 cell/g). I primi si evidenziano nei frutti sani dopo alcune settimane di
stoccaggio (3000 cell/g); nei frutti
danneggiati la loro concentrazione sale notevolmente (430'000 cell/g). L'attività di questi
batteri nell'ultimo caso è evidenziata dall'odore acetico e dall'aumento di temperatura. I più
frequenti sono il Gluconobacter oxydans,
l'Acetobacter acetii
e l'Acetobacter xylinum. Il primo è
particolarmente importante in quanto, essendo ancora scarso l'alcol etilico, utilizza il
fruttosio producendo un metabolita intermedio che lega l'anidride solforosa libera
inattivandola. Inibiti dalla fermentazione, i batteri acetici riappargono solo alla
diminuzione dell'anaerobiosi del mezzo. Il Gluconobacter
oxydans prevale all'inizio della
fermentazione, poi subentra l'Acetobacter acetii
più tollerante verso l'alcol. Il bacillo eterofermentante Lactobacillus
pastorianus var. quinicus, così chiamato
per la caratteristica di trasformare l'acido malico in acido lattico e l'acido chinico in
acido shichimico, si trova frequentemente nel mosto in fermentazione. Altro microrganismo
frequente è il cocco eterofermentante Leuconostoc
mesenteroides. I bacilli omofermentanti
comprendono specialmente le specie Lactobacillus mali e Lactobacillus
plantorum. Il genere Zymomonas (bacilli Gram - ) provoca la fermentazione anomala di vari pentosi ed esosi con
accumulo di acetaldeide. (4)
m a t e r i a l i e c o n t e n i t o r i
Il mosto avendo un pH da 3.2 a 4.4 è particolarmente corrosivo e richiede
attrezzature e recipienti che non siano
intaccabili e che non scambino ioni. Per lavorare il mosto e il sidro sono molto indicato
l'acciaio inossidabile, l'acciaio rivestito con resina epossidica, il legno non resinoso, il
polietilene ad alta densità, il nylon e il vetroresina. Sono da scartare le attrezzature
realizzate in zinco o cadmio in quanto i loro sali solubili sono dannosi alla salute umana. Lo
stesso dicasi per i materiali costruiti in rame e in acciaio non inossidabile anche se meno
tossici. Alcuni metalli catalizzano l'inbrunimento del sidro in presenza d'aria e lo
caratterizzano con un sapore sgradevolmente metallico.(10)
Negli anni sessanta vennero usate le vasche in cemento rivestite in materiale bitumoso, resina
epossidica o piastrelle di vetro ma furono superate a causa degli inconvenienti correlati
all'umidità che ne attraversava le pareti e ai
solventi corrosivi usati per la pulizia. Fu utilizzato anche l'alluminio ma veniva lentamente
intaccato pur non conferendo difetti al sidro. Per contenere il sidro o il mosto in
fermentazione si usano le vasche in vetroresina o in acciaio inossidabile, le botti in legno,
e a livello artigianale, le damigiane.(4)
Queste ultime sono
caratterizzate da alcuni inconvenienti costituiti dal passaggio di luce e dalla chiusura che
va resa ermetica dotando il tappo di un air-lock durante la fermentazione e di un tappo
colmatore nelle successive fasi di lavorazione.(10)
Le vasche in vetroresina ed in acciaio inox sono diffuse negli impianti
di una certa dimensione. L'acciaio inossidabile è comunque il materiale migliore in
quanto non altera il sidro né viene da esso intaccato, è un ottimo conduttore di temperatura
ed è facile da lavare.(10) Le
vasche sono simili a quelle utilizzate per uso enologico ma non tutte quelle realizzate in
vetroresina sono adatte al sidro anche se prodotte per usi alimentari: facilmente si tratta di
recipienti destinati a contenere latte, sciroppi o essenze che hanno valori di pH pressoché
neutri. Le botti in legno non resinoso ( castagno o rovere ) sono state usate per secoli dai
produttori e tuttora sono in uso in molte cantine sidricole della Bretagna e della Normandia
più per il legame ad un'immagine e dalla tradizione che per un reale pregio qualitativo del
materiale. Gli inconvenienti del legno sono numerosi: si impregna, trattiene i residui di
fermentazione facilitando l'insorgere di muffe, aumenta i rischi di acetificazione e richiede
un'igene accuratissima. Le botti, una volta riempite, sono soggette a cali di contenuto dovuti
all'assorbimento del legno e quindi vanno colmate costantemente altrimenti il sidro inacidisce
con velocità grazie all'ampia superficie di contatto con l'aria.(10)
f
a s i d e l l a p r o d u z i o n e
Le
fasi produttive sono suddivise in:
- selezione lavaggio delle mele
- estrazione del succo ed eventuale concentrazione
- chiarificazione
- fermentazione alcolica
- trattamenti di conservazione
- confezionamento
s
e l e z i o n e
e l a v a
g g i o
La selezione è importante per due scopi:
1) utilizzare i frutti che presentano uno stato fitosanitario migliore ed un giusto
grado di maturazione;
2) mescolare
le giuste quantità di mele di varietà diverse per creare una bevanda
con
le caratteristiche volute.
Quest'ultimo punto sottolinea come il sidro sia caratterizzato da una tipologia
produttiva territoriale dove la miscelazione delle mele viene fatta secondo il gusto del
consumatore e secondo la tradizione. Ad esempio il sidro francese risente organoletticamente
dell'abitudine al vino della popolazione e quindi viene modificato in diversi modi:
acidificazione con acido ascorbico, aggiunta di sciroppo di glucosio, spumantizzazione in
bottiglia con tanto di liqueur de exspédicion. Nel Regno Unito il sidro contende consumatori
alla birra ed i sidrificatori industriali cercano di ottenere un gusto rotondo, pastoso e
abboccato, associato ad un colore simile a quello delle birre rosse. Il grado di maturazione
condiziona notevolmente questa fase infatti a maturità fisiologica la quantità di succo
fornita è massima mentre a maturità avanzata può diminuire anche del 20%. Quindi è
importante lavorare subito le mele delle varietà precoci ed aspettare il giusto grado di
maturazione per le mele semidure o dure avendo cura di porle in un luogo asciutto e ventilato.(10)
Nelle sidrerie industriali i frutti vengono immagazzinati in silos in attesa di trasformazione
e successivamente lavati. Il frutto inizialmente viene convogliato in canalette con acqua
dotate di ugelli che lo investono con una soluzione di ipoclorito di sodio a bassa
concentrazione per eliminare le tracce di terra e prodotti fitosanitari. Queste condutture
hanno anche la funzione di trasportare
idraulicamente le mele verso un'elevatore a coclea . Quest'ultima presenta le caratteristiche
di: trasportare il frutto alla tramoggia trituratrice, risciacquare il frutto con un getto
d'acqua in controcorrente, girare lentamente per favorire il risciacquo, avere u raggio ampio
per facilitare il movimento del frutto.
e
s t r a z i o n e
d e l s u c c o
L'estrazione viene eseguita a freddo e si effettua in due fasi: triturazione e
pressatura. Queste due operazioni devono essere eseguite molto rapidamente per limitare
l'ossidazione del mosto. La triturazione ha lo scopo di rompere il maggior numero possibile di
pareti cellulari dei frutti facilitando la fuoriuscita del succo. Questa operazione viene
effettuata con macchinari che schiacciano o che fendono la polpa. All'uscita il materiale deve
avere una consistenza pureica con una grannulometria variabile dai 4 agli 8 mm. La regolazione
della dimensione delle particelle è correlata alla consistenza ed alla qualità delle mele.
Teoricamente la resa alla pressatura è inversamente proporzionale alla dimensione delle
particelle; ma in effetti una consistenza troppo pastosa e compatta è difficilmente
pressabile perché priva di un supporto drenante adeguate. La granulometria del triturato è
in relazione anche al contenuto in pectine della materia prima. La mela da sidro contiene
raramente un'elevata frazione pectica solubile in quanto l'elevato contenuto fenolico limita
l'azione degli enzimi pectolitici. Anche nelle mele da cucina il basso valore di pH esercita
su questi enzimi la stessa azione inibente dei tannini. Se il
frutto è contraddistinto da un'elevato contenuto pectico c'è la tendenza a trattare
la polpa con enzimi pectolitici anticipatamente
alla pressatura. Questo trattamento viene chiamato anche enzimazione e consiste nell'aggiunta
di 20 gr/hl di enzima lasciandolo agire per 20 ore ad una temperatura di 40°C. Per la
triturazione; attualmente si impiegano i seguenti macchinari:
Mulino
a martelli: il frutto
entra dall'alto ed una serie di pestelli a forma di martello che girano
rotativamente lo schiacciano triturandolo
Grattugia
ad istrice: è costituita da due cilindri
dentati con superficie seghettata che girano a velocità diverse
Grattugia
Bucher: nella parte
centrale presenta delle eliche che spingono il frutto per forza centrifuga verso le pareti di
un cilindro formato da coltelli seghettati
Trituratore
di Stassier: è formato da un cilindro rotante dentato con fori
deformati di 5-8 mm di diametro che coincidono
con le dentature
Le macchine che comprimono i frutti hanno il difetto di schiacciare i semi se
vengono regolate male: ciò conferisce al sidro un gusto amaro. Nella lavorazione industriale
tradizionale si lascia macerare la polpa per 6-8 ore prima della pressatura provocando
l'ossidazione e l'imbrunimento dei
polifenoli con la relativa isolubilizzazione delle sostanze tanniche. Questo migliora la
chiarificazione. L'ossidazione dei polifenoli è dovuta all'azione dell'enzima ossidasi che
agisce sugli anelli fenolici dando luogo alla
formazione di perossido d'idrogeno.
tipo
di trattamento |
resa in succo |
caratteristiche del succo |
pressatura rapida |
40
% |
torbido |
pressatura molto lenta |
80
% |
limpido |
enzimazione e pressatura rapida |
75
% |
40%
limpido, 35% torbido |
La
pressatura industriale viene effettuata per mezzo di torchi verticali a pacchetti ("rack
and cloth" o "pack presses") nella versione idraulica monopiatto o nella
versione tripiatto girevole. Con questi macchinari si opera a pressioni che vanno dalle 10
alle 25 atm. La polpa viene sistemata su graticci o telai in strati impilati dello spessore di
5 cm separati da tele e viene pressata più volte. Le pack presses danno una resa in lavoro di
1000-3000 Kg/ora e una resa in succo del 75 %. Attualmente questo tipo di macchinario è in
disuso nelle grandi industrie a causa della elevata manodopera che richiede. Esistono versioni
automatizzate delle pack presses chiamate "continupack" ma non hanno avuto un grande
successo a causa dell'elevato costo d'impianto e dell'incompleta autonomia. Tra le presse
idrauliche la più usata nelle aziende di piccole dimensioni è la "Bucher-Guyer".
Questa torchirice pur essendo discontinua è automatica ed è costituita da un pistone
orizzontale che pressa la massa contro la parete metallica opposta. Il drenaggio è assicurato
da una serie di tubi in nylon di piccolo diametro che attraversano il cilindro. L'evacuazione
dei residui è affidata a una coclea che trasporta le polpe esaurite all'esterno alla fine del
ciclo. Il succo ottenuto è ossidato ma abbastanza limpido a causa della lentezza
dell'operazione; le rese sono soddisfacenti: 75-82 % in succo e 5-6 t/ora in lavoro. La pressa
Willmes è discontinua, orizzontale e idraulica, analogamente alla Bucher-Guyer, ma include
anche una versione pneumatica; anche le rese ed i tempi sono simili ma il succo è più
torbido. Negli Stati Uniti tra i sistemi semicontinui vengono usate le presse orizzontali a
due viti senza fine coassiali e controrotanti "Speichim" che danno rese elevate ma
il succo è carico di solidi sospesi ed esige uno o più filtraggi. Per agevolare il drenaggio
in questi torchi, i sidrificatori statunitensi usano aggiungere alla purea della pula di riso
e della cellulosa che mantengono puliti anche i crivelli.
Le presse a nastro "Ensink-Willmes" sono le più recenti e danno buone rese
in mosto anche con mele a tessitura soffice e spugnosa; vengono usate soprattutto in Francia
accoppiate a diffusori in contro corrente di acqua fredda. Questo tipo di pressa ,di grande
flessibilità lavorativa, combina i buoni risultati della pressatura soffice a strato sottile
con l'utilizzazione continua.(4)
Alle volte nella lavorazione industriale si utilizzano le polpe per due estrazioni: la prima
per ottenere il succo puro o "pur jus" e la seconda per estrarre il sidretto o
"petit jus" impregnando il torchiato con 1/3 o 2/3 di acqua.(5)
Dopo alcune ore dalla saturazione della massa si ritorchia le polpe esauste vengono
successivamente trattate in un estrattore con acqua fredda che si arricchisce di sostanze
solubili (zuccheri, acidi, polifenoli, aromi, ecc.). Il liquido ottenuto, detto succo di
diffusione, servirà per tagliare al 13-20 % il succo puro ottenendo un mosto con densità non
inferiore a 1.051-1.059 e con 90 g/l di zucchero che corrisponde a un contenuto di alcol
potenziale del 5 %.(4)
In Normandia e in Bretagna il sidretto viene fatto fermentare e distillato per ottenere
il "calvados".(5)
Dopo la pressatura il succo viene filtrato con un filtro statico o con un vibrovaglio e le
particelle raccolte vengono aggiunte alla polpa da pressare.(4) Va limitato il contatto con l'ossigeno che causa gli
imbrunimenti enzimatici dei polifenoli e per prevenire la "casse ossidasica" in
bottiglia.Però è stato accertato che il succo sottoposto ad una limitata ossidazione di
poche ore acquista un gusto più armonioso e perde il colore verdastro; inoltre il rischio di
inbrunimenti nelle successive fasi di lavorazione viene sensibilmente diminuito a causa del
deposito delle sostanze polifenoliche più sensibili. Per ovviare all'inconveniente creato
dalla spiccata tendenza all'alternanza dei meleti da sidro, le industrie di una certa
dimensione concentrano il sidro conservandolo a lungo in virtù dell'elevata pressione
osmotica. Questo procedimento consente di regolarizzare la produzione annuale e di rendere
stabili i prezzi. L'uso dei concentrati, praticato abitualmente dai sidrificatori inglesi, è
stato da poco consentito anche in Francia. Il problema più grave dei concentrati è la
notevole perdita di aroma durante la fase di concentrazione, pertanto, prima di eseguirla, si
riscalda il succo a 95°C con pressione di 1 atm. rimuovendo il 10-15 % di acqua e strippando
gli aromi in una camera di espansione. Le sostanze aromatiche si reintroducono successivamente
nel succo. Talvolta si può usare l'anidride carbonica come solvente selettivo per gli aromi.
Il trattamento a caldo inibisce fortemente gli enzimi pectolitici e quindi il succo, dopo la
concentrazione, verrebbe a formare dei grumi di gel all'interno del contenitore. Per ovviare a
questa problematica si aggiungono al succo non ancora concentrato degli enzimi
selezionati costituiti da pectinmetilesterasi e poligalatturonasi che si lasciano agire per 1
o 2 ore alla temperatura di 40°C; ciò consente l'idrolisi enzimatica della frazione pectica
solubile in unità di acido mono e digalatturonico. Durante il processo viene effettuata anche
una collatura con gelatina e cloruro di calcio per migliorare la chiarificazione e la
flocculazione. Le parti solide vengono separate usando filtri a setacci verticali, filtri
rotativi o sifonando il succo. La concentrazione viene fatta sotto vuoto parziale
a 80 mmHg e a 45°C fino ad un volume
finale di sei o sette volte minore e un contenuto di solidi solubili minimo del 70 % (p/v). La
crioconcentrazione e l'osmosi inversa offrono notevoli vantaggi in alternativa al metodo
sopraccitato. Dopo una flash-pastorizzazione di 110°C per 15 secondi, il concentrato viene
conservato in vasche refrigerate sotto pressione di anidride carbonica di 3 Kg/cm2.
L'unico problema dei concentrati è costituito dalle muffe e dai lieviti osmofili che si
possono sviluppare sopra il sottile film di diluizione formato dall'umidità condensata sulla
parete superiore del contenitore.(4) Il
concentrato, ridiluito con la giusta quantità d'acqua, e il succo fresco vengono trattati con
anidride solforosa o metabisolfito adeguatamente al loro valore di pH e alla concentrazione
dell'acido piruvico, dell'acetaldeide, dei gruppi chetonici e aldeidici che si legano a questo
conservante.
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